Instagram delle mie brame, chi è il più bello del reame?

Rimozione dei filtri Instagram
Donna sorridente con bicchiere di vino bianco
Claudia Labati
social media
18 Gen 2025
Tempo di lettura: 9 minuti
Tempo di lettura: 9 minuti

Ricordo perfettamente le prime volte che provai i filtri Instagram di bellezza. Dapprima per curiosità, poi per riderne con le mie amiche, poi, ammetto, per pura vanità. Certo, alla mia età, dovrei avere ormai consapevolezza dei tratti del mio volto, eppure, lo dico con un po’ di vergogna, quei filtri mi facevano sentire… wow, quasi mi convincevo di essere proprio io. Occhi azzurri felini, lentiggini fanciullesche, pelle levigata e di un colore perfetto.

Ecco, tolto il filtro, dovevo rammaricarmi con me stessa che la mamma mi aveva fatta in un’altra maniera e ridendo, dirmi che tutto sommato ero io e andava benissimo così. Immaginate: se io invece di provare il filtro Perminova oppure il Bold Glamour alla mia verde età con consapevolezza e sense of humor, lo facessi a 14 anni? Come mi sarei sentita? Ora, analizziamo perché siamo convinti che la decisione di Meta di eliminare i filtri AR dalle proprie piattaforme sia una cosa molto seria.

Dietro la magia dei filtri Instagram

Ebbene si, Mark Zuckerberg ha annunciato con una nota ufficiale sul sito dell’azienda la chiusura di tutti i filtri facciali e gli effetti AR di terze parti su Facebook, Instagram e Messenger, insieme agli strumenti utilizzati per crearli, a partire dal 14 gennaio 2025, cioè ieri. Tuttavia, gli effetti AR di Meta continueranno a funzionare.

Questa ultima frase è molto importante, ma capiremo perché. Seguitemi.

Le origini dei filtri AR

La storia di Instagram è una storia di continua evoluzione. Da semplice applicazione per condividere foto con filtri basilari, si è trasformata in una piattaforma sofisticata dove la realtà aumentata (AR) gioca un ruolo fondamentale. Oggi, con oltre un miliardo di utenti attivi mensili, Instagram deve gran parte del suo successo proprio ai filtri AR, che hanno rivoluzionato il modo in cui le persone si esprimono e interagiscono online.

Il viaggio dei filtri AR su Instagram inizia nel 2016, quando Facebook (ora Meta) acquisisce MSQRD (Masquerade), una startup bielorussa specializzata in effetti facciali in tempo reale. Questa mossa strategica segna l'inizio di una nuova era per la piattaforma. Nel 2017, Instagram lancia i primi filtri AR con tecnologia di face tracking, permettendo agli utenti di aggiungere elementi virtuali ai loro selfie in tempo reale.

Sempre nello stesso anno, Instagram democratizza la creazione dei filtri AR aprendo Spark AR Studio al pubblico. Questo tool di sviluppo, precedentemente accessibile solo a creator selezionati, diventa disponibile per chiunque voglia creare i propri effetti di realtà aumentata.

Come funzionano i filtri AR?

I filtri AR (Realtà Aumentata) sono effetti digitali, che si sovrappongono in tempo reale alle immagini catturate da una fotocamera, tipicamente quella dello smartphone. La Realtà Aumentata nasce nel 1957 grazie agli studi di Morton Heilig, regista e inventore statunitense,come esperienza sensoriale immersiva per poi evolversi verso il mainstream negli anni 2000. A oggi è impiegata in tantissimi campi quali educazione, medicina, retail, navigazione, industria manifatturiera e, ovviamente, intrattenimento. Oggi al cuore di ogni effetto ci sono diverse tecnologie sofisticate che lavorano in sincronia:

Computer Vision e Face Tracking

La base di ogni filtro facciale è un sistema di computer vision che utilizza algoritmi di machine learning per identificare e tracciare i punti chiave del volto (facial landmarks). Questi algoritmi possono riconoscere fino a 68 punti differenti sul viso, creando una mappa dettagliata che permette al filtro di "agganciarsi" correttamente alle caratteristiche facciali.

Mesh 3D e Deformazione

Quando un filtro aggiunge elementi 3D al viso (come orecchie da coniglio o corone), utilizza una mesh tridimensionale che viene deformata in tempo reale per seguire i movimenti dell'utente. Questa mesh è composta da una rete di punti (vertici) collegati tra loro che formano la struttura dell'oggetto virtuale.

Texture e Materiali

Gli effetti visivi come brillantini, cambi di colore o modifiche alla pelle vengono gestiti attraverso shader programs, piccoli script che definiscono come la luce interagisce con le superfici virtuali. Questi shader possono simulare materiali complessi come metalli, plastica o persino pelle umana.

Come nasce Spark e cosa fa(ceva)?

Occasione ghiottissima per le piattaforme social, i filtri sono stati prima introdotti da Snapchat nel 2015 e poi, come abbiamo detto, su Instagram nel 2017.

Meta Spark ha debuttato quando le esperienze di realtà aumentata erano ancora relativamente nuove per molti consumatori. Da allora, gli effetti AR sono stati utilizzati “miliardi di volte” da “centinaia di milioni di utenti di Meta,” ha dichiarato l'azienda nell'annuncio. Questo notevole successo ha reso Meta Spark una delle più grandi piattaforme AR del tempo.

Oltre a costruire effetti per Facebook e Instagram, il programma si è ampliato nel 2021 con la possibilità di creare effetti AR per videochiamate su Messenger. In quel periodo, l'azienda ha dichiarato che più di 600.000 creatori provenienti da oltre 190 paesi avevano creato effetti AR utilizzando i suoi strumenti.

Ecco le sue principali funzionalità:

Creazione di filtri facciali

Permette di sviluppare filtri che modificano l'aspetto del viso nelle foto e nei video, come per esempio:

   - Effetti che invecchiano o ringiovaniscono il volto

   - Trasformazioni in stile cartone animato

   - Maschere e make-up virtuali

   - Decorazioni facciali

Sviluppo di effetti AR

Oltre ai filtri facciali, consente di creare:

   - Giochi in realtà aumentata

   - Effetti per l'ambiente circostante

   - Contenuti pubblicitari interattivi

   - Esperienze AR interattive

Strumenti per creator

Offre un insieme di strumenti che permettono ai creator di:

   - Progettare effetti personalizzati

   - Testare le creazioni

   - Pubblicare gli effetti sulle piattaforme Meta

   - Monitorare le performance dei loro effetti

Come abbiamo accennato, dal 14 gennaio 2025, qualsiasi video che ha utilizzato effetti AR basati su Spark rimarrà su Facebook, Instagram e nei messaggi inviati tramite Messenger, ma i creator specializzati non potranno più crearne di nuovi.

Chi guadagna con i filtri?

Ci sono eserciti di “creator” che hanno fondato il proprio business sulla creazione di filtri AR, ovviamente venduti a Meta stessa o a brand di vario genere.

Ovviamente i creator hanno protestato parecchio per la decisione di Meta. In post pubblicati nella Community di Meta Spark su Facebook, esprimono la loro delusione, notando che per alcuni di loro questo passo li porterà a perdere il lavoro, e chiedendo di conoscere le motivazioni dietro la mossa dell'azienda. Naturalmente dall’azienda grandi ringraziamenti a coloro che hanno permesso con la loro creatività di far crescere il business, ma nulla di più.

Ma veramente gli sviluppatori di effetti AR guadagnano? Come?

Possono guadagnare in vari modi, ma i guadagni possono variare notevolmente a seconda di diversi fattori, tra cui l'esperienza, la qualità del lavoro e il mercato di riferimento. Ecco alcune delle principali fonti di guadagno:

Commissioni per progetto

Molti sviluppatori freelance o agenzie possono addebitare una tariffa per progetto, che può variare da qualche centinaio a diverse migliaia di euro, a seconda della complessità del filtro e delle richieste del cliente.

Sponsorizzazioni e collaborazioni:

Gli sviluppatori possono collaborare con brand o influencer per creare filtri personalizzati, guadagnando una commissione o una tariffa fissa per il lavoro.

Vendita di filtri:

Alcuni sviluppatori creano filtri AR e li vendono a marchi o aziende, guadagnando royalties o una tariffa per l'uso.

Monetizzazione tramite piattaforme:

Instagram e altre piattaforme stanno introducendo modi per monetizzare direttamente i contenuti AR, che possono includere commissioni sui guadagni pubblicitari generati dai filtri.

Corsi e consulenze:

Alcuni sviluppatori esperti offrono corsi o consulenze su come creare filtri AR, creando un'ulteriore fonte di reddito.

Sicuramente, nel contesto della creator economy, gli effetti AR personalizzati rappresentano un'interessante opportunità di guadagno.

Per rimanere in tema di filtri beauty, alcuni come per esempio il Bold Glamour sono diventati virali a tal punto da generare miliardi di visualizzazioni.

A differenza dei filtri AR standard, per esempio, il viralissimo Bold Glamour è tra i più moderni filtri AI-AR, alterano i volti con l'impiego dell'intelligenza artificiale. Si sfrutta la cosiddetta "rete generativa avversaria", la stessa dei deepfake: si ha un database di immagini ideali prese come riferimento, a cui rifarsi. È una tecnologia molto più raffinata, che restituisce un risultato gradevole e iperrealistico, ma pur sempre irraggiungibile. Con un solo tocco si va a levigare il viso, alzare le sopracciglia, rimpolpare le labbra, ingrandire gli occhi, rimpicciolire il naso, gonfiare gli zigomi, marcare i lineamenti, scurire la pelle. Il risultato, visto l'impiego su larga scala, è chiaramente un esercito di facce tutte uguali, per rincorrere la tanto agognata perfezione.

Ma tutto ciò è normale?

Effetti psicologici e sociali dei filtri di bellezza.

I filtri di bellezza ci hanno regalato volti e corpi virtuali, dalla perfezione irrealistica, ma che ci hanno portato a inseguire un ideale di bellezza completamente aumentato.

Ora, invece, Meta fa un passo indietro: spariranno più di due milioni di filtri, quelli creati dagli utenti tramite Meta Spark Studio. Resteranno però a disposizione degli utenti quelli originali creati da Meta. Si parla di poco più di un centinaio, contro i milioni messi online da terzi, non più disponibili. Sebbene centinaia di studi (uno su tutti, Canadian Study of Adolescent Health Behaviors 2022) abbiano messo in correlazione l’uso dei filtri e il peggioramento di alcune patologie psicologiche soprattutto nei giovani, non crediamo che l’azienda abbia preso la decisione mossa da motivazioni etiche.

Diverse ricerche parlano della selfie dismorphia come di una conseguenza gravissima dell’utilizzo di beauty filters. Hanno scoperto che l’utilizzo di beauty filters aumenta il rischio di sviluppare dismorfismo, dunque l'ossessione per la ricerca di un fisico perfetto che getta in una profonda depressione e insoddisfazione, nei confronti del proprio aspetto fisico. Non si è mai abbastanza, ma non potrebbe essere altrimenti: è impossibile competere con un filtro nato per essere perfetto.

Cosa è il Selfie Dismorphia?

La selfie dismorphia (o dismorfia da selfie) è un fenomeno psicologico moderno che si manifesta come una forma di dismorfia corporea legata specificamente all'aspetto nelle foto digitali. Ecco gli aspetti principali:

La condizione si caratterizza per:

- Un'eccessiva preoccupazione per come si appare nelle foto sui social media

-Una percezione distorta del proprio aspetto quando ci si confronta con foto filtrate/modificate

- L'impulso compulsivo di scattare e ri-scattare selfie fino a ottenere l'immagine "perfetta"

- Un confronto ossessivo con le immagini idealizzate sui social media

Gli impatti sulla salute mentale includono:

- Ansia sociale legata all'apparire in foto non modificate

- Bassa autostima e insoddisfazione per il proprio aspetto reale

- Ricorso eccessivo a filtri e app di editing fotografico

- In alcuni casi, richieste di interventi di chirurgia estetica per assomigliare ai propri selfie filtrati

I fattori che contribuiscono al fenomeno sono:

- La diffusione di filtri e app di modifica foto sempre più sofisticati

- La pressione sociale sui social media per apparire "perfetti"

- L'esposizione costante a immagini altamente ritoccate di celebrità e influencer

- La discrepanza tra l'immagine reale e quella digitalmente modificata

Non è ovviamente un problema recente, già nel 2023 ben 41 Stati Americani e il distretto della Columbia avevano citato Meta in giudizio per essere colpevole di attentare alla salute mentale dei minorenni tramite l’uso delle piattaforme. Una denuncia federale di 233 pagine che ovviamente Meta ha respinto. La relazione tra social network e salute mentale degli adolescenti rimane controversa.

I filtri spariranno veramente?

Arriviamo insieme alla fine del ragionamento, che in realtà è molto semplice. Andiamo per tappe:

  • Meta nel 2017 decide di lanciarsi nel business dell’AR, creando Spark, la sua propria piattaforma di effetti AR.
  • Milioni di filtri vengono creati internamente e da creator esterni, il business cresce in modo esponenziale
  • il 18 gennaio 2024 in un post Zuckerberg annuncia i nuovi piani dell’azienda circa l’Intelligenza Artificiale. Quasi 40 miliardi di dollari investiti in quella che lui sostiene diventerà “un’intelligenza generale, una open source in modo responsabile, e renderla ampiamente disponibile così che tutti possano trarne beneficio”. 
  • Il 14 gennaio del 2025, Meta annuncia la chiusura di Spark. Tutti i filtri facciali e gli effetti AR di terze parti su Facebook, Instagram e Messenger, insieme agli strumenti utilizzati per crearli, smetteranno di esistere e funzionare, mentre gli effetti AR di Meta continueranno a funzionare.

Si può dedurre che l’azienda non abbia avuto remore etiche sul tema di filtri deformanti. Non crediamo che Instagram abbia preso questa decisione per motivi legati alla bellezza irraggiungibile. Ovviamente I motivi sono aziendali, strategici ed economici, gli investimenti e i budget si riorganizzano al passo con gli avanzamenti tecnologici.

Rimarremo sempre un po’ più belli, ma solo con i filtri targati Meta, speriamo che non ci facciano sempre più ebeti.

Donna sorridente con bicchiere di vino bianco
Claudia Labati
Con un sogno in tasca, da Piazza Castello a Milano prende un bus diretto a Parigi nei primi anni 2000 per lavorare come PR nella moda. Dopo quasi 20 anni di fashion shows e fashion dramas in Fendi, Louis Vuitton e Tommy Hilfiger, un po’ nomade tra Parigi, Amsterdam e Panama, ritorna nella sua amata Emilia, in tasca un piccolo brand dal mood tropicale - My Happy Cabaña - e un lavoro da imprenditrice agricola nell’azienda di famiglia. Ascoltatrice seriale di podcast, scrive articoli perché le piace imparare, crede ancora nel valore del consiglio dato al bancone di un bar.
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